Quante versioni ci sono di te?
La settimana dal 13 al 19 Maggio è stata scelta, in Europa, come settimana dedicata alla consapevolezza della #SaluteMentale.
Qualche settimana fa Meagin van der Westhuizen, mi ha chiesto se avessi voglia di fare un'intervista sulla mia esperienza di espatrio e quanto questa esperienza pesi sulla mia salute mentale.
Eccola qui
Fosse stata in italiano non avrei esitato. Doverla fare in una lingua non mia e su cui mi sento ancora molto insicura, mi ha creato delle resistenze. E se poi non si capisce ciò che voglio dire? E se poi non capisco le domande? E se inizio a fare le frasi lunghe come quaresime? E se mi impappino?
Prima dell'intervista ho chiesto a Meagin di aiutarmi con l'inglese. Lei ha fatto spallucce.
Mi ha risposto dicendomi di essere emozionata perché avrebbe registrato una puntata con un'esperta di podcast. Mi ha dato più credito di quanto meritassi ma ha cambiato completamente la percezione di me, in quel momento.
Avrei dovuto parlare di ciò che fa parte del mio lavoro, attraverso due strumenti che conosco piuttosto bene: la mia voce che alleno da due anni e il microfono, fedele alleato.
Ed è come se avessi sentito di avere i superpoteri!
Quante versioni ci sono di te?
Dipende da tantissimi fattori! Vediamone due.
La lingua in cui parli può determinare il tuo modo di esprimerti e di relazionarti con gli altri.
Ti puoi sentire divers* perché le competenze linguistiche sono diverse, così come il numero di vocaboli che conosci. Nel mio lavoro di consulenza, tantissimi termini sono in inglese e questo mi ha aiutata anche nell'intervista. La padronanza della corretta terminologia aumenta il senso di autoefficacia e di autostima.
Anche se sai una lingua fluentemente non significa che tu ne condivida il background culturale che, invece, influenza il modo di esprimersi. In Inglese sono molto diretta ma educata. In Olandese rischio di essere poco gentile perché mi mancano le parole. In italiano scelgo il registro comunicativo a seconda di chi ho di fronte.
Il fenomeno del priming: ovvero dove, quando e come hai imparato quella lingua influiscono moltissimo sul come la parli e come ti ci senti dentro.
C'è un comico di brasiliano che spiega molto bene questo concetto: "In inglese sono più felice ed estroverso. Tutti i miei traumi li ho vissuti in portoghese!".
Ti sei mai domandat* perchè imparare una lingua sia più facile che impararne un'altra, ad esempio? Magari una lingua era obbligatoria a scuola o per il tuo lavoro e non potevi farne a meno, un'altra era l'unica opzione disponibile, un'altra l'hai scelta per amore dei luoghi dove viene parlata.
L'ambito in cui ti trovi
Ci sono delle persone che, sul lavoro, sono molto sicure di sé, mentre nelle relazioni personali sono più timide ed introverse e viceversa.
Ci sono dei momenti della vita e della propria #crescita personale in cui ti capita di agire e sentire in modo diverso.
Ci sono delle competenze soft o trasversali (trovi la puntata del podcast qui) che sviluppi e che potresti usare in tutti gli ambiti della tua vita ma non lo fai. Una mia cliente mi ha detto " a lavoro sono il massimo dell'efficienza e dell'organizzazione. A casa no, è tutto per aria!".
Scegli cosa e quanto portare di te in ciascun ambito della tua quotidianità e questo cambia la percezione che tu hai di te stess* e come gli altri ti vedono.
𝐻𝑎𝑖 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑔𝑖𝑜𝑐𝑜? 𝐶𝑎𝑟𝑡𝑎 𝑒 𝑝𝑒𝑛𝑛𝑎!
𝑃𝑒𝑛𝑠𝑎 𝑎 𝑑𝑢𝑒 𝑎𝑚𝑏𝑖𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑡𝑢𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎: 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝑒 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑎𝑚𝑖𝑐𝑎𝑙𝑖, 𝑎𝑑 𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜. 𝑄𝑢𝑎𝑙 𝑒̀ 𝑖𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑚𝑜𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒? 𝑄𝑢𝑎𝑙𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 𝑢𝑠𝑖 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑠𝑝𝑒𝑠𝑠𝑜? 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑡𝑖 𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖? 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑡𝑖 𝑚𝑢𝑜𝑣𝑖? 𝑄𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑒𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑖 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢̀? 𝐴𝑑 𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑎𝑐𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝑚𝑎, 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑡𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑚𝑖𝑐𝑖, 𝑠𝑒𝑖 𝑡𝑢 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑖𝑒𝑛𝑖 𝑏𝑎𝑛𝑐𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑠𝑒𝑟𝑎.
Quante versioni di te ci sono?
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