top of page

Sono brava?!

Riflessioni sul sentirsi capaci o incapaci

Stavo facendo le bolle di sapone con mio figlio. Un po’ facevamo a gara a chi faceva più bolle o chi faceva la bolla più grande, un po’ giocavamo a rincorrerle.

Attività sottovalutata, quella di fare le bolle di sapone, è un momento meditavo e che ti incanta.

Dopo un po’ di esercizio sono riuscita a fare una bolla dentro l’altra, a farle rimbalzare e a creare gruppi di bolle che si perdevano nell’aria o scacciate dalla manina di Jacopo.

E ho pensato “sto diventando piuttosto brava”. E se fosse il mio prossimo lavoro?


Quand’è che ti senti abbastanza capace in quello che fai tanto da dire "sono brava/bravo"?

Ho da poco iniziato a lavorare come docente di italiano per stranieri. Un’occasione per tornare in aula, per promuovere la mia cultura, per utilizzare lo strumento di #coaching in un campo diverso dal solito. Di fatto è la prima volta che insegno italiano.

Ma tanto, pensavo, ho fatto la formatrice per anni! Avevo delle aspettative su di me e la classe poco realistiche.

Alla prima lezione ho sentito questo scollamento tra ciò che mi ero immaginata e la realtà.


E siccome ho le mie insicurezze, ho messo un po’ tutto in discussione. Come al solito prendo ciò che mi accade e cerco di guardarlo dall’esterno, prendendone le distanze per capire le dinamiche e che cosa sto imparando da quell’esperienza.


La domanda da cui sono partita è stata: come faccio a capire se sono brava?

Magari è una domanda che ti fai anche tu, soprattutto all’inizio di un nuovo percorso lavorativo o in un salto quantico del cambio carriera, oppure a periodi, quando ti ritrovi a pensare “ma sono capace?”.

Come capire se stiamo davvero facendo bene, se siamo "abbastanza brave/bravi" nel nostro nuovo lavoro o ruolo?  


Il feedback

Il feedback è prezioso, ma va filtrato. Ho chiesto agli studenti, alle colleghe, alle amiche che hanno fatto questo lavoro e ho ricevuto tantissime informazioni utili e conforto.

Ma attenzione: non tutti i #feedback hanno lo stesso valore né la stessa storia dietro.

In aula c’era una ragazza che continuava a sbuffare. Stavo sbagliando io a spiegare o sbuffava perché non si sentiva sufficientemente in grado di seguire e, quindi, rimproverava se stessa per la poca applicazione? Forse un misto delle due. Quando si è in due, in una relazione, c’è la mia storia, il mio intento, le mia capacità e poi c’è l’Altro con tutto il suo bagaglio.

Riuscire a distinguere le proprie insicurezze dal giudizio dell’altro e sapere leggere i dati di realtà sono elementi necessari per capire come stia andando veramente il tuo lavoro.

 

L’obiettivo chiaro

In questo momento faccio diversi lavori e ho molta confusione in testa.

Carta e penna, ho iniziato a scrivere ciò che volevo ottenere per ciascuna attività. Non potevo ridurre tutto a “che siano tutti felici e contenti", cosa che tendo a fare.

Come leggevo da qualche parte, "se vuoi piacere a tutti, vendi gelati!"


Che impatto hanno le tue parole, le tue azioni sulle persone con cui lavori? Nella mia attività come docente, ad esempio, ho iniziato a vedere i piccoli progressi degli studenti: una frase che prima non riuscivano a dire, una comprensione che prima mancava e così via.


Se hai la tua attività su Instagram e l’obiettivo è la popolarità con milioni di follower, il rischio frustrazione è dietro l’angolo. Per la mia comunicazione ragiono in termini di “tassi di conversione” che, suonerà impersonale, ma inquadra bene l’obiettivo: attraverso i miei contenuti riesco ad aumentare il numero di clienti.

L’obiettivo “sono bravo/brava” in ciò che fai non è un obiettivo (un po’ come essere ricco/a o popolare), perché è un concetto che cambia continuamente, a seconda di come evolvi, delle nuove sfide che affronti e delle crescenti competenze.

L’obiettivo "essere bravo/a" è, quindi, una trappola: ti spinge a cercare una validazione costante, senza offrirti una chiara direzione su come misurare il progresso. Ecco perché è più utile puntare su obiettivi specifici e misurabili, che ti permettano di vedere i passi avanti, sia grandi che piccoli.

 

Il perfezionismo

Tasto dolente per chi ha la sindrome da impostore a mille! Spesso ci imponiamo standard altissimi e, se non li raggiungiamo, ci sentiamo subito inadeguate/i. Invece, prova a concentrarti sul miglioramento continuo. Chiediti: sono più brava oggi rispetto a ieri? Ho imparato qualcosa di nuovo rispetto alla scorsa settimana? Se la risposta è sì, sei già sulla buona strada. Ti ho parlato di perfezionismo qui e nella puntata del podcast .

Non lasciarti frenare dal pensiero di non essere "brava". Stai imparando. E’ un processo.

E lo so che liberarsi dell’idea “ma io lo devo saper fare subito!" è un pensiero che conosci bene e in cui facilmente scivoli. È anche uno di quei pensieri killer tanto familiari quanto pericolosi. Calma. Respira.

Riconnettiti con te stessa/stesso e pensa all’obiettivo.

Comments


bottom of page