Perchè lasciamo l'italia?
- Chiara Marturano
- 18 set 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Ci sono tanti motivi personali per cui una persona o una famiglia decide di trasferirsi all’estero: desiderio di fare nuove esperienze, ricongiungersi con il/la partner, o semplicemente la voglia di scoprire il mondo. Tuttavia, non è sempre una scelta volontaria o dettata dalla curiosità. Per molti italiani, migrare è una necessità, un'opzione inevitabile per migliorare le proprie condizioni di vita.
Nell’ultimo decennio, il numero di rientri è stato superiore al numero di espatri, una ragione è che molti italiani all’estero desiderano riconnettersi con il proprio territorio, con la propria famiglia (più o meno allargata), tornare a sentire quella facilità nel fare le cose più semplici (te ne avevo parlato qui), oppure per costruire e valorizzare il luogo da cui provengono. Cioè se c’è la possibilità di rientrare in Italia, in molti decidono di farlo.
Ad oggi quasi 6 milioni di connazionali vivono all’estero. Tradotto in percentuale è il 10% della popolazione residente in Italia. Letto così a me ha fatto un certo effetto! In questo numero sono inclusi anche i figli nati all’estero, come i miei, che crescendo potrebbero non identificarsi come italiani.
Qual è la situazione da cui partiamo e per cui partiamo?
Il State of the Global Workplace 2023 Report di Gallup ci dice che i lavoratori italiani sono tra i più stressati (49%) e tristi (27%) in Europa, con una netta sensazione di essere intrappolati nel loro destino professionale. Mentre il 53% dei lavoratori a livello mondiale crede che sia un buon momento per cambiare lavoro, solo il 18% degli italiani condivide questa opinione.
Perché? In Italia, cambiare lavoro è spesso visto come un percorso tortuoso e incerto, complicato da burocrazie, stipendi stagnanti e poche prospettive di miglioramento.
Ma quanto guadagni all’estero? Una delle domande più gettonate è proprio il salario medio nei Paesi Bassi. A risposta segue il: vabbè ma costa tutto di più lì da voi!. Vero. Non solo. Gli italiani, sempre secondo Gallup, guadagnano in media 3.700 euro in meno rispetto ai colleghi europei e oltre 8.000 euro in meno rispetto ai tedeschi.
Un altro dato preoccupante riguarda i giovani. In Italia ci sono 1,7 milioni di NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero giovani che non studiano, non lavorano e non ricevono alcuna formazione. Questa mancanza di prospettive spinge molti di loro a emigrare. Nel 2022, il 44% delle partenze per l'estero ha riguardato proprio giovani tra i 18 e i 34 anni. Tra questi ci sono quelli che, sui gruppi Facebook dedicati, chiedono se, non sapendo l’inglese, possano almeno fare i lavapiatti da qualche parte.
La situazione non migliora quando si parla di opportunità per le donne. Il gender gap continua a essere un problema significativo. Solo il 6,6% delle donne trova lavoro dopo il parto, una statistica che evidenzia quanto sia difficile per le donne bilanciare la carriera con la vita familiare. Questo spinge molte donne italiane altamente qualificate a trasferirsi in Paesi dove le barriere di genere sono meno rigide e le loro competenze sono meglio valorizzate.
Diritto alla migrazione
In questi ultimi giorni ho letto di diritto o meno alla migrazione.
Migrare è un diritto legato alla libertà individuale.
Per molti italiani non è una scelta vera e propria. Spesso si tratta di una necessità, dettata da condizioni economiche difficili, da un mercato del lavoro stagnante e da una mancanza di opportunità di crescita professionale.
La disparità di salario e la scarsa valorizzazione delle competenze, unite a una percezione di immobilità sociale, spingono molti giovani e professionisti a cercare migliori condizioni all'estero. Tra questi, le donne sono sempre più numerose, attratte da Paesi dove il talento e il merito contano più del genere e dove le barriere all’avanzamento professionale sono meno pesanti.
Perché lasciamo l’Italia? Migrare può essere una scelta, un desiderio di scoperta, oppure una risposta a un mercato del lavoro che lascia pochi margini di speranza.
Libera circolazione delle persone | Note tematiche sull'Unione europea | Parlamento Europeo (europa.eu)
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