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Immagine del redattoreChiara Marturano

Lavorare all'estero:UK

Intervista a Aurora Ricotti - Ottmann


Nuova puntata di #coachforexpat dedicata alla vita e al lavoro all'estero.  Oggi ti porto in UK con un'ospite speciale Aurora Ricotti Ottmann, co creatrice di Online Language Lessons, scuola di lingue e autrice di due pubblicazioni per Demetra.


Aurora ha raccontato la sua storia di imprenditrice: dopo un periodo di difficoltà lavorativa, ha messo a frutto ogni competenza appresa nel suo percorso ed è stata la chiave per ripartire e per rendere la proposta della sua scuola di lingue, assolutamente unica.

Ogni cosa che fai o vivi diventa parte del tuo bagaglio, nulla è perso e ci sarà un momento in cui potrai usarlo. Aurora ha usato la sua formazione in recitazione, proprio per dare una svolta alla sua carriera.


Insieme a lei abbiamo parlato di vita, lavoro e mentalità in UK, dove vive da 13 anni, e di quanto importante sia conoscere la lingua locale. 


Non so te, ma quando ero ragazzina, l’idea di imparare l’inglese mi faceva venire l’orticaria: era materia obbligatoria, lingua di un paese lontanissimo e con cui avevo poca confidenza, e all’università non riuscivo a passare l’esame perché avevo una pronuncia terribile.

Ogni tanto partecipo ai webinar di società ed organizzazioni italiane (grazie a chi ha inventato questo strumento fichissimo, con cui si azzerano le distanze!). Quando si tratta di “business”, i relatori utilizzano tantissime parole inglesi e, confesso, mi perdo. Pur avendolo appreso e usandolo tutti i giorni, fatico a saltare da una lingua all’altra. E ci sono molti termini professionali che proprio non conosco.


Quasi tutti abbiamo segnato, sul nostro CV, la conoscenza della lingua inglese, almeno quella base. Dovendo usare strumenti e software scritti in inglese, ci siamo adattati e conosciamo moltissimi termini. Ma parlarlo e sostenere una conversazione in inglese, specialmente di lavoro, è tutta un’altra storia!


Per scrivere ci vengono in aiuto Google translate e chatgpt (salvo poi rendersi conto che alcune traduzioni sono poco inerenti al testo originale o ci sono delle interpretazioni sbagliate, ma parlarlo e capirlo è più difficile.

Nei Paesi Bassi i bambini imparano, fin dalle elementari, a parlare in inglese. I film stranieri sono sottotitolati e, anche nella stessa lingua olandese, sono state assorbite moltissime parole inglesi, nel loro significato originale.

In italiano, molte parole inglesi sono state reinterpretate con significati notevolmente diversi. Ad esempio, l'asciugacapelli è comunemente chiamato "phon", anche se questo termine non proviene direttamente dall'inglese, ma dal tedesco "Föhn", che indica un vento caldo. Allo stesso modo, il termine "pile" in italiano si riferisce a un tessuto caldo, in inglese si chiama "fleece", il “golf” italiano si chiama jumper, il "trolley", che in inglese è il carrello della spesa e non una valigia.


Le lingua è importante per comunicare, per comprendere la cultura, le tradizioni e gli usi di un popolo.

Noam Choimsky, linguista, filosofo e professore del Mit dice "A language is not justa words. It's a culture, a tradition, a unification of a cumminty, a whole history that creates what a community is. It's all embodied in a language" (Una lingua non è solo fatta di parole. È cultura, tradizione, unificazione di una comunità, un'intera storia che crea l'identità di una comunità. Tutto ciò è incarnato in una lingua)

Ascolta l’episodio qui

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