Intervista a Lubov Ostrovskaya
Quando torno a Chicago, lo sento. Un'altra versione di me, ci ero dentro. Saluto la fine dell'inizio (Goodbye, goodbye, goodbye, goodbye). Togli l'uomo dalla città, ma non la città dall'uomo."Djo, "End of Beginning"
Ci sono delle canzoni che, più di altre, ti risuonano dentro e pensi: "È proprio così che mi sento." End of Beginning di Djo è una di queste. Vivere in uno o più paesi, come ha fatto l'ospite di oggi, Lubov Ostrovskaya, può portare a sentirsi rootless (senza radici) e rooted (radicato). Due esperienze che possono convivere: un profondo senso di spaesamento, facilmente intuibile, che può manifestarsi nel comunicare in una lingua diversa dalla propria all’ambiente che ci circonda; e un radicamento che sperimentiamo quando i nostri valori vengono riconosciuti e validati nella società che ci accoglie.
Poco tempo fa sono stata a Bruxelles, con mia figlia, per la giornata del multilinguismo.
Senza troppa difficoltà, ho tirato fuori dal cilindro il mio francese, che pur essendo un po’ elementare, è ancora la lingua che parlo con più facilità dopo l'italiano. Mia figlia, che di solito mi sente parlare in olandese, mi guarda con sorpresa e dice: “Mamma, wow!”. Io gongolavo. Finalmente, non avrebbe dovuto soccorrermi facendomi da mediatrice. È proprio in momenti come questi che mi rendo conto che il mio radicamento sta più nel linguaggio parlato che in un luogo specifico. Nel parlare la mia lingua madre o il francese, mi sento profondamente radicata.
Questa riflessione mi ha portato a pensare: in cosa mi sento radicata? Lingua, rituali, abitudini, ad esempio.
Vorrei invitarti a un piccolo gioco. Chiudi gli occhi per un momento e pensa a qualcosa che ti faccia sentire davvero radicat*, qualcosa che ti faccia sentire a casa, appartenente. Potrebbe essere una lingua che parli, un luogo che ti accoglie, una tradizione che porti con te, una canzone o, ancora, una qualità o un'abilità che ti rappresenta. Scrivi su un foglio una parola o una breve frase che descriva ciò che ti fa sentire “rooted.” Io, per esempio, ho trovato la risposta in quel momento a Bruxelles, quando ho riscoperto il mio francese. E tu?
Voglio ringraziare ancora una volta Lubov Ostrovskaya, MBA per tutti gli spunti preziosi che ci ha regalato durante la puntata. Le sue risate contagiose e il suo spirito ci hanno fatto riflettere sul concetto di radicamento in modo profondo e gioioso. È stato un vero piacere ascoltarla.
Come dice la canzone, "You take the man out of the city, not the city out the man." Essere radicati ovunque e in nessun luogo ci insegna a trovare stabilità dentro di noi piuttosto che nei luoghi esterni. Come Lubov ha condiviso, a volte il nostro senso di appartenenza si costruisce proprio dentro di noi, attraverso le esperienze, le lingue, le persone che incontriamo. Proprio come la città che portiamo nel cuore, possiamo sentirci "a casa" anche lontani chilometri di distanza.
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