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Immagine del redattoreChiara Marturano

Lavorare all'estero: istruzioni di viaggio.

Intervista a Camilla Spadavecchia.




Se ti chiedessi di chiudere gli occhi e di immaginare un gruppo di migranti, cosa vedresti?

Siamo sicuri che la prima immagine sarebbe quella che ho usato per la copertina di questa newsletter? Oppure penseresti ad un barcone perso nel mediterraneo?

Insieme al suo collega dell'Università di Tillburg, nei Paesi Bassi, Juan Sebastian Olier, Camilla Spadavecchia ha condotto uno studio sulla potenza delle immagini che i media ci restituiscono quando cerchiamo la parola migrazione e migrante, sui principali motori di ricerca on line.


Sono moltissimi gli stereotipi e i pregiudizi legati alle migrazioni. Anche per questo, nel tempo, abbiamo imparato ad utilizzare altri termini per definire i migranti altamente professionalizzati e che si spostano per lavoro, la maggior parte secondo le statistiche, come ad esempio #expat.


Prima ospite di Coach for Expat, Camilla Spadavecchia è e fa tantissime cose: professoressa in Highly Skilled Migration, Development, and Gender, ha conseguito un PHD in migrazione, ricercatrice nell’ambito della Geografia-sociologica, in particolare su disuguaglianze sociali, migrazione, questione di genere, diritti umani sviluppo e cooperazione internazionale.


Ed è anche una mia amica che ho ritrovato, per serendipità, proprio qui a Eindhoven. Quando riusciamo a vederci, dopo gli impegni lavorativi e famigliari, finiamo per parlare anche di questioni politiche, di lavoro e filosofia davanti alle frietjes olandesi. La ascolterei per ore! Ha una passione nel suo lavoro e un senso di giustizia che ammiro moltissimo.


Con Camilla abbiamo visto cosa possiamo mettere nel nostro bagaglio prima di intraprendere un cambiamento importante come può essere la vita all'estero.

La resilienza, il coraggio, per chiudere dei capitoli e di aprirne di nuovi, il senso dell’avventura, la preparazione nel proprio campo, le nostre competenze professionali ma anche le nostre caratteristiche individuali, il fattore C (perché la fortuna aiuta gli audaci), e la capacità di fare rete. Camilla, in questo, è davvero in gamba! Arrivata qui è stato il suo primo passo e, attraverso, questa rete ha iniziato a vivere il territorio, conoscere il funzionamento dell’accoglienza dei migranti nei Paesi Bassi e ha iniziato molte collaborazioni che hanno portato a studi e ricerca.


Quando decidiamo di vivere e lavorare all'estero abbiamo bisogno di connessioni: per tenere il nostro focus, per capire il mondo che ci circonda e la cultura, per creare amicizie e una rete relazionale che ci aiutino a sentirci parte.

Ascolta la puntata di #coachforexpat qui.

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