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Immagine del redattoreChiara Marturano

La valutazione di sé

Guardati attorno e rifletti sul punto in cui ti trovi. Di cosa senti il bisogno?

La frase che, puntuale, arriva ad un certo punto della #consulenza nella #transizione di #carriera è "Ah! Raccontato così, il mio curriculum, sembra diverso. Ho fatto tutte queste cose?!"

Anche a me capita di pensare al mio curriculum come a qualcosa di statico, un elenco di cose fatte, imparate e messe via.

A volte non lo riguardi più: è quello che usi per tutte le candidature. Incroci le dita e speri che l'azienda a cui lo stai inviando, capisca tra le righe le tue capacità (tecniche e soft), anche quando il ruolo per cui lo hai spedito, non è in linea con il tuo profilo.

Il tuo CV è molto più di un semplice elenco di esperienze lavorative. Rappresenta il percorso di crescita, le competenze acquisite, i piccoli e grandi passi fatti, la fatica e le ore di sonno perse.

Tuttavia, ci sono diverse ragioni per cui puoi percepirlo in modo distorto o limitato, e in questo articolo voglio esplorare alcune di queste situazioni comuni che ti impediscono di valorizzare appieno il tuo bagaglio professionale.


1. Rivalutazione in momenti di "emergenza"

   A volte rifai una valutazione del tuo bagaglio in un momento di “emergenza”. Non sei dove vorresti essere. La fuga non è un’opzione fattibile, ma senti l’urgenza di essere in un tempo e luogo diversi e lontani dal punto in cui ti trovi. Il marasma di sensazioni ed emozioni ti impedisce una valutazione oggettiva di ciò di cui sei capace e di ciò che sai.

Una valutazione richiede tempo e una strategia.

 

2. La forza dell’abitudine

   A volte è la forza dell’abitudine a impedirti di vederti altrimenti. Sei stata/o lì, in quel ruolo, per talmente tanto tempo che non riesci a vederti altrimenti. Pesano le tue e le altrui aspettative, e l’identità professionale rappresenta l’interezza.

Come insegna la gestalt, l’insieme è più della somma delle parti.

 

3. Paura del cambiamento

   A volte la paura del cambiamento non ti permette di immaginare altri scenari. Quello che fai, il ruolo, il posto dove ti trovi sono perfetti. Davvero. A parte le condizioni contrattuali, lo stress, gli orari non stop, e così via.

Cambiare significa accettare il rischio che le cose possano andare diversamente da come le immaginiamo. [Leggi l’articolo su questo tema].

 

4. Risposta ai no ricevuti

   A volte è una risposta ai "no" ricevuti. Un solo "no" è bastato a farti sentire non all'altezza. Oppure è la mancanza di risposte (personalmente questa seconda ipotesi mi mette più in crisi). Un "no" non è “solo” al resumè, diventa un "no" a te come persona e diventa “non valgo”.

Dipende dallo stato d’animo in cui ti trovi. L’autostima non è sempre costante, ci sono i momenti di up e down.

Ma tu lo sai che l'autostima è una competenza? Come tutte le competenze, si impara.

Ho parlato di autostima in questa puntata di #coachforbreakfast.

 

5. Percorsi di vita complessi

   A volte il percorso di vita è tanto complesso che ti è difficile fare ordine. Ti sembra impossibile trovare un fil rouge che, in qualche modo, unisca tutti questi pezzi. E dimentichi qualcosa che resta nascosto dietro al resto. La sensazione che puoi sperimentare è quella di non avere controllo e di essere in balìa di quel disordine. Francesca Marchegiano, ai microfoni di CFB, ha detto una frase che non dimenticherò mai: “Continuavo a spostare gli scatoloni degli altri e a non considerare i miei.” [Ascolta qui la puntata]

Prima di trovare il filo rosso, inizia a mettere in fila tutto ciò che hai fatto senza pregiudizio.

 

6. Esperienze dimenticate

   A volte consideri certe attività o esperienze così distanti dal lavoro o così scontate che le dimentichi. “Ho inventato un modello di progettazione, vabbè ma era in mezzo a tutto il resto del lavoro che facevo!” “Sì, ero responsabile e referente con compiti di coordinamento, ecc., vabbè ma lo dovrei inserire nel CV?”

È incredibile il numero di cose che puoi lasciare da parte quando si tratta di lavoro e che, invece, potrebbero essere rilevanti nel descriverti professionalmente.

L'esercizio della linea della vita, secondo me, ti può aiutare a riprendere i pezzi dimenticati (scaricalo gratuitamente)

Un altro aiuto arriva da chi è testimone della tua vita, i tuoi compagni e le tue compagne di viaggio.  

Quando mi sento giù, scoraggiata, chiamo un/una testimone. Mi aiuta a vedere il percorso fatto nel lungo periodo. Mi fanno, direbbe il counseling, da specchio.

Nel counseling è uno degli strumenti di base ma anche il più potente: “fare da specchio” all’altro significa mettere a fuoco tutto ciò che è scontato e dimenticato, prezioso per ristabilire una visione di te più realistica.


Dov’eri un anno fa, due anni fa o dieci anni fa? Dove sei adesso? Cosa non avresti mai pensato di fare e che, invece, hai conquistato con fatica?



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