La parità attraverso la scienza
- Chiara Marturano
- 11 feb 2024
- Tempo di lettura: 3 min
11 Febbraio, giornata internazionale delle donne e ragazze nella SCIENZA

Sai chi era Maria Skłodowska?
Era una bambina polacca appassionata di scienza. La famiglia era povera e in Polonia le donne non avevano accesso agli studi superiori. La sorella di Maria credette talmente tanto in lei che l'aiuto a trasferirsi a Parigi per studiare Fisica. Fu talmente eccezionale che riuscì a studiare anche in Polonia, ottenendo la laurea in Matematica.
Io me la immagino questa giovane donna, che decide di trasferirsi all'estero per fare una cosa che le sue compagne non avrebbero potuto fare. Me la immagino varcare la soglia dell'Université, circondata da uomini che la guardavano straniti. Immagino quella scintilla che riusciva a sostenerla anche quando si sentiva smarrita.
Maria conobbe Pierre Curie, e divenne Marie Curie. Della volenterosa, determinata, coraggiosa e brillante Maria Sklodowska rimaneva la scintilla.
In alto, la famosa foto dove compaiono M. Curie e A. Einstein insieme ad altri celebri scienziati. Correva l'anno 1927.
Sono passati quasi 100 anni. E il divario tra uomini e donne nella scienza è sicuramente diminuito. Eppure.
Eppure in Italia, secondo l'Osservatorio Stem di Deloitte, le ragazze italiane iscritte ad un corso di laurea nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) sono solo il 14,5% di quelle che frequentano l'università, molto al di sotto della media europea. Questo significa che entreranno nel mondo del lavoro scientifico e tecnologico, sempre meno donne.
Le donne sono sottorappresentate in posizioni di leadership accademiche e industriali nel settore scientifico, e ci sono ancora disparità salariali e di rappresentanza nelle carriere scientifiche avanzate.
COSA MANCA?
Secondo lo studio di Save the Children, il gap viene alimentato da (cito le conclusioni dello studio):
l’assenza di un sostegno culturale ed economico da parte della famiglia che permetta loro di proseguire gli studi o la carriera in questi settori;
la mancanza di autostima (la paura di “non raggiungere gli standard” e, nel caso delle ragazze “non sentirsi all’altezza”) e motivazione (“la difficoltà di rispettare un impegno a lungo termine” e “l’inadeguatezza per quanto riguarda gli strumenti digitali”);
l’insufficiente accesso alla tecnologia che rende i ragazzi e, soprattutto le ragazze, meno sicuri delle proprie capacità nell’utilizzo degli strumenti digitali.
Ci sono ancora troppi pregiudizi rispetto alle capacità intellettive del genere femminile, a qualsiasi età. Questo alimenta la sindrome da impostore che è, udite udite, più diffusa tra le donne che non tra gli uomini. La sindrome da impostora è quella voce dentro di te che ti dice che non sei all'altezza, è quando pensi "adesso mi beccano!".
Mancano gli esempi, e le donne che rivestono ruoli apicali nell'ambito STEM sono delle eroine, sole sulla cima e, nei titoli dei giornali, sono tutte donne e madri, senza cognome.
Sai che cos’è l’effetto Scully?
Scully era l’agente donna di X file, serie televisiva fantascientifica degli anni novanta, e interpretata dalla bravissima Gillen Anderson.
Secondo una ricerca esiste una correlazione tra le donne che conoscono e hanno guardato X-Files ed il loro percorso professionale. Circa i due terzi delle donne interpellate che lavorano in ambito scientifico considerano il personaggio di Dana Scully un esempio da seguire; sarebbe addirittura più probabile, per una donna che ha guardato X-Files, intraprendere gli studi nelle in ambito scientifico.
L’esempio di qualcosa di mai fatto, ci apre possibilità e allarga gli orizzonti.
Lo sono tutte le donne che proteggono la loro scintilla, a dispetto di pregiudizi e del mondo che le vorrebbe contenere sempre e solo secondo ristretti canoni, la alimentano e la trasformano in un fuoco ardente di determinazione e successo
Ascolta la puntata di #coachforbreakfast sul desiderio e l'empowerment femminile
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