Il gioco degli specchi
- Chiara Marturano
- 31 lug 2023
- Tempo di lettura: 4 min
E se nel cambiamento diventassimo invisibili?

Spesso quando ti trovi in una situazione non ti rendi conto di tutti gli sforzi che stai facendo. Lo fai e basta. Diventa il tuo "è normale". In realtà ti costa in termini di energie, tempo, sbagli e cadute . Il momento passa e tu, e tutti quelli intorno a te, si dimenticano di quella fatica. E' fatta, rientra in un'abitudine. Fa parte del processo di cambiamento di cui ti ho parlato la scorsa settimana.
Oggi, però, vorrei parlarti di una cosa che succede durante questo viaggio. Sia che il cambiamento sia voluto, frutto di una scelta ponderata, sia che sia qualcosa che succede, fuori dal tuo controllo, può capitare di sentirti sola. Di sentirti Invisibile.
Molte donne che conosco ci sono passate e ci stanno passando con l'esperienza della maternità. Esperienza meravigliosa, ma non ti riconosci e i tuoi bisogni passano in secondo piano. Lo accetti perché ci è stato insegnato che fa parte del pacchetto. Non mi soffermo su questo punto, lo affronterò in un altro articolo.
Succede in altre circostanze, come il cambio di residenza, ad esempio.
Prima di trasferirci definitivamente qui nei Paesi Bassi, andammo a visitare quella che sarebbe stata la scuola di mia figlia. A bocca aperta, guardavamo gli interni curati, gli spazi ampi, la calma che regnava nell'edificio. Wow! Avevamo trovato il posto giusto per lei. La responsabile del programma "internazionali", un progetto sperimentale dedicato ai figli dei migranti e utile per dare le basi linguistiche ai bimbi, prima di congedarci mi prese da parte e mi chiese "Tuo marito è sistemato con il lavoro, di tua figlia ce ne occupiamo noi. E tu? Che farai?". In quel momento non mi resi conto di quanto la risposta a questa domanda sarebbe stata complicata.
Come molte altre donne, le mie amiche qui e io stessa, vieni "etichettata come" la spouse, ovvero la partner/coniuge. In questo contesto ha un significato più complesso: sei la persona che accompagna chi ha trovato lavoro. In maggioranza donne. In questo ruolo traghetti te stessa, i tuoi figli e il tuo partner nella nuova vita. I bisogni di tutti si accumulano. E' per ognuno un'esperienza diversa, sia chiaro. Per la piccola comunità, significa che sei il tramite tra la tua famiglia e la nuova realtà in cui sei calata. Tra i vari compiti c'è l'apprendimento della lingua, le relazioni con la scuola e le varie attività extra curriculari, gli appuntamenti con gli altri bimbi, la creazione di una rete amicale. In questo contesto sviluppi una serie di competenze notevoli, specie perché non stai utilizzando la tua lingua madre e ti confronti con un'altra cultura per cui devi anche comprendere abitudini, atteggiamenti, approcci che, spesso, sono distanti dal tuo modo di essere. Diventi una mediatrice culturale.
E' un ruolo tanto fondamentale quanto poco visto. Di fatto sei una "stay at home mom".
identità professionale
Breve riassunto ( te ne avevo parlato qui) L'identità professionale è il modo in cui ci percepiamo in relazione alle nostre occupazioni o professioni. Comprende le nostre convinzioni, valori, competenze e il senso di scopo che traiamo dal nostro lavoro. Una forte identità professionale ci fornisce una chiara comprensione dei nostri ruoli, aumentando la nostra fiducia in noi stessi e alimentando un senso di realizzazione.
Molte donne lasciano il lavoro, in questi cambiamenti.
Mettendo da parte la propria identità professionale, mettiamo da parte anche un pezzetto della nostra identità. Come nel labirinto degli specchi, se c'è un vuoto, l'effetto ridondante svanisce e così spariscono, o restano nell'ombra, alcune sfaccettature della nostra immagine....
Quando mi chiedevano perché avessi iniziato a registrare il podcast #coachforbreakfast, la mia risposta era "per non sprecare le conoscenze apprese, l'esperienza, la mia professionalità" e, ancora, "per riprendere in mano il mio lavoro, acquisendo clienti e così via". E' quello che ho visto in questi anni qui: tantissime spouses, dotate di lauree e professionalità di alto livello, mettevano da parte quel pezzetto di loro per assumere quel nuovo ruolo da mediatrice. E ho sempre pensato: caspita che spreco di talento e anni di studio!
Nella maggior parte dei casi, le ho viste provare a fare altro, un'attività di qualsiasi tipo, quasi mai quella per cui avevano dedicato tempo ed energie prima di approdare qui. Che spreco. Pensavo.
La vera ragione per cui continuiamo a fare e a provare con altri progetti non è per "non sprecare". Non solo.
Non è nemmeno per essere un esempio per i figli. Non solo.
Non è nemmeno per una questione economica. Non solo.
E' per quella scintilla, mai spenta e sempre protetta. Quella che ci illumina e ci sostiene. E' una forza potente e travolgente. E' l'istinto di sopravvivenza. Io esisto. Io ci sono.
Il lavoro di ricomposizione e integrazione di tutte le nostre parti è un processo importante e complesso. Quando ci troviamo a vivere all'estero, specialmente come spouses, può sembrare che gran parte della nostra identità si sia persa o sia stata messa in secondo piano. L'adattamento a una nuova cultura, lingua e realtà lavorativa può farci sentire invisibili, come se ciò che siamo e ciò che abbiamo costruito non conti più.
Se è vero che l'identità professionale non determina il nostro valore come persona, se è vero che non necessariamente sia l'unico modo per trovare il nostro posto nel mondo, è un veicolo per esprimerci. Non l'unico, ovviamente. Si possono fare tante altre cose.
E, poi, c'è un altro punto: la dipendenza economica è un grosso ostacolo mentale. Ognuno si arrangia e fa le proprie considerazioni in proposito: magari il conto corrente è cointestato, certamente ognuno dà il suo contributo. E' tutto vero. Ma siamo soli all'estero. Possiamo contare solo su noi stesse e l'altro. E se succede qualcosa, da dove ricominciamo?
Come vedi ci sono tantissime variabili da tenere in considerazione e che, inevitabilmente, ti saranno frullate in testa. "Io sono, io esisto" racchiudono bisogni e desideri.
Una risposta adeguata a questi input, l'ascolto di Sé e la scelta quotidiana di dedicarsi anche a se stesse è essenziale per affermarsi. Ci sono. Sono qui.
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