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Dream Gap

Puoi farlo se puoi sognarlo

Sai che cos’è il DREAM Gap?


Uno dei miei vuoti nel Cv è legato al periodo di maternità. Come libera professionista, non ho avuto nessun tipo di aiuto, né congedo. Dopo aver avuto la mia prima figlia, mi resi conto che sarebbe stato più conveniente, per me, restare a casa senza nessuna entrata piuttosto che averne, ma troppo basse. Economicamente, nel breve periodo, era meglio, ma nel lungo periodo significava rinunciare ad ingaggi futuri.

In molte abbiamo lasciato o messo in pausa la carriera perché: crescere i figli era una priorità, era economicamente più conveniente, anche se a scapito della propria crescita professionale, era una cosa che, essendo mamme (sic!), avremmo dovuto fare.

I gap raccontano una moltitudine di storie e di stereotipi.

Il #gendergap racconta la storia di moltissime donne che, nonostante gli sforzi restano, spesso, fuori dai giochi.


Ma perché?

Manca la preparazione? No. Secondo l'ISTAT la percentuale di donne laureate supera quella degli uomini mentre, secondo Almalaurea, le studentesse registrano risultati più brillanti lungo il percorso formativo. 

(In ambito STEM, le percentuali di donne iscritte tendono ad essere molto più basse).


Eppure i dati di LinkedIn indicano che la quota di donne in posizioni di leadership senior - dove "leadership senior" è definita come Direttrice, Vice Presidente (VP) o C-suite - è del 32,2% nel 2023, quasi 10 punti percentuali in meno rispetto alla rappresentanza complessiva delle donne nello stesso anno (il 41,9% della forza lavoro).

Se ci sono tante donne laureate e con esperienza e, quindi, potenzialmente “meritevoli” di occupare ruoli apicali, come mai ce ne sono così poche?


Mancano gli strumenti giuridici? Ni.

In Italia esistono, dal 2011, le "quote di genere" ovvero quei provvedimenti adottati nei consigli di amministrazione o nelle sedi istituzionali allo scopo di introdurre obbligatoriamente una certa percentuale di persone di un dato genere. Il fine delle quote è quello di sanare uno squilibrio di genere, appunto e quindi di favorire una parità che purtroppo al momento non c’è ancora.

Esiste, quindi, uno strumento che cerca di ristabilire una parità nella scelta dei candidati.

Da maggio 2023 il Parlamento Europeo ha emanato la “Direttiva sulla trasparenza salariale nell’UE”, che  dovrebbe garantire sistemi di valutazione professionali più equi e giustizia salariale (stesso ruolo stesso stipendio). Vedremo gli effetti di questa normativa nei prossimi anni.


Perché le donne faticano ad occupare ruoli decisionali?

Secondo una ricerca della Harvard Business School uno dei motivi è che, a parità di carriera ed educazione, di fronte ad una stessa offerta di lavoro, le donne non rispondono a quell’annuncio a meno di avere il 100% dei requisiti elencati nell’offerta. Gli uomini si candidano avendone il 60%.

Cioè non arriviamo nemmeno ai blocchi di partenza, ci fermiamo prima.


Non solo dobbiamo avere i numeri per essere giudicate meritevoli ma dobbiamo anche sentire di meritare quel posto. La questione è complessa perché ci sono molti stereotipi e pregiudizi radicati profondamenti, in ciascuno di noi.


Il DREAM GAP

Se quando a 7 anni, tra favole, immagini del web e modelli, il messaggio che riceviamo è  “la mamma è in cucina che lava i piatti” mentre “il papà costruisce il razzo spaziale in garage”, l’idea che ogni bambina e ogni bambino si creerà è che questo è ciò a cui possono aspirare.

Dream significa sogno. A 7 anni ciascuno di noi dovrebbe essere libero di sognare ciò che vuole. I sogni dei bambini sono alimentati dalla fantasia, dal mondo magico e da ciò che li circonda.

Quanto è importante che intorno a loro ci siano delle rappresentazioni di ciò che è possibile?

Secondo i numeri, le donne all’apice, o in quei ruoli generalmente ad appannaggio maschile, restano dei modelli straordinari. Le rappresentazioni ci sono ma sono troppo poche. Il rischio è che vengano percepite come eccezioni alla regola, sole, con i super poteri. Degli unicorni.


Nei momenti serali con mia figlia, parliamo spesso di donne straordinarie e delle loro storie. "Storie della buonanotte per bambine ribelli" di Francesca Cavallo ed Elena Favilli, volume I e II, sono due libri che abbiamo amato perché offrono tanti esempi di donne che hanno abbattuto barriere e stereotipi.

In un intervista, una delle autrici dice: “La nostra esperienza da imprenditrici ci ha fatto riflettere sul fatto che - a differenza dei nostri colleghi maschi - eravamo cresciute circondate da pochissimi modelli di donne forti, che avessero preso in mano il proprio destino e realizzato qualcosa di straordinario”.

E continua: “Sono ribelli le bambine che non si rassegnano a un numero limitato di opzioni, che continuano a cercare finché non trovano quello che davvero gli interessa. [..] Sono ribelli le donne che non si lasciano definire dagli altri, ma che lottano per il diritto di scegliere il proprio destino. Essere ribelli è, per tantissime donne ovunque nel mondo, una questione di sopravvivenza”. In qualche modo rappresentano l’eccezione e non la regola.


La pubblicità della Mercedes, diffusa in occasione della giornata internazionale delle donne, rilancia questo concetto: dobbiamo aspirare a essere la norma, non l'eccezione. Come società, è fondamentale sviluppare questa consapevolezza, condivisa tra donne e uomini, dove l'ambizione per determinate posizioni non è determinata dalla biologia, ma dal merito, dalle capacità e dall'intelligenza.


Perché tutti dovremmo aspirare a questa ordinarietà?

Secondo il WEF: “Aumentare la partecipazione economica delle donne e raggiungere la parità di genere nella leadership, sia nel settore privato che in quello pubblico, sono due leve chiave per affrontare i più ampi divari di genere nelle famiglie, nelle società e nelle economie” […]una solida strategia di genere è sempre più considerata essenziale per attrarre i migliori talenti e garantire prestazioni economiche, resilienza e sopravvivenza a lungo termine”.


Ho due figli: una femmina e un maschio. Riuscire a mettere a tacere le frasi fatte e tutto ciò che mi è stato detto durante la mia vita per lasciarla libera, è un esercizio quotidiano e faticoso. Quando mia figlia mi chiede: "Pensi che io possa diventare e fare questo e quello?" la mia risposta è positiva ma, ogni volta mi fermo e mi chiedo: che impatto avrà questo sui suoi sogni e il suo futuro? L'altro è ancora piccolo ma ho il sospetto che, certi dubbi, nemmeno se li porrà.


 



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