Le Nazioni Unite dedicano la giornata di oggi, 21 Febbraio, alla Lingua Madre.
“If you talk to a man in a language he understands, that goes to his head. If you talk to him in his language, that goes to his heart.” – Nelson Mandela
"Ma che lingua parlate a casa?" Italiano. Casa è la nostra bolla, mancano le bandierine, ma l'italianità è ovunque: nelle spezie, nell'olio "buono", nei modi di dire, nei libri, in un certo atteggiamento mentale, nelle storie e nei ricordi che raccontiamo.
Emma è nata in Italia e ha vissuto lì per pochi anni. Si sente italiana e olandese.
Jacopo, invece, è nato qui e sta crescendo circondato dalla cultura olandese e internazionale. Parla italiano, ma inizia a mescolare le parole. Ogni tanto emette dei suoni assolutamente estranei, anche un po' spaventosi, che non riesco a interpretare. Emma mi dice che, essendo la madre, dovrei capirlo meglio di chiunque altro.
Aiuto! Mi mancano gli strumenti!!
Sapessi come sono intelligente quando parlo nella mia lingua!
"Oggi sono qui per dimostrare a me stessa che posso cavarmela da sola e che il mio inglese è abbastanza buono da poter esprimere ciò che penso e per capire gli altri". Ho accolto questo personale successo di una mia amica ma avrei potuto dirlo anche io e chiunque si trovi a parlare e pensare in una lingua diversa da quella madre. A volte ti senti un po' meno, perché non ti esprimi come vorresti.
"Sapessi come sono intelligente quando parlo nella mia lingua!" diceva il personaggio di una serie tv. Tra le varie forme di discriminazione e razzismo c'è quello linguistico che si sviluppa su vari livelli: per alcuni non sapere la lingua locale è sinonimo di ignoranza, pigrizia e mancanza di intelligenza e con questo pregiudizio ti approcciano. Mi capita ogni tanto di sentirmi dire: "oh, che brava che sai due paroline in olandese" "ah, ma un pochino mi capisci?". In questi momenti vorrei il lancia fiamme, ma mi limito a sorridere. La loro non è un'ignoranza colmabile con un libro.
Un altro aspetto riguarda la lingua parlata: alcune lingue hanno un certo fascino, come l'italiano e, in generale le lingue latine, molto più musicali rispetto a quelle nordiche. Ci vuole poco. Anche se, grazie alle canzoni alla radio, ho imparato ad apprezzare questa diversa musicalità, i suoni gutturali restano un incubo per l'apprendimento e per l'orecchio.
Conosco molte persone che, per sapere bene la lingua locale, hanno iniziato a parlarla anche a casa. Il problema è che praticare una lingua è l'unico modo per impararla e questo vale, incredibile ma vero, anche per conservare per la propria lingua di origine.
In tanti diamo per scontato che, essendo nati e cresciuti parlando l'italiano, ci sarà impossibile dimenticarlo. Non è così. Iniziano a sfuggirti le sfumature, alcuni vocaboli sono più facili da richiamare nella nuova lingua, sbagli i tempi verbali e inizi a costruire le frasi a caso. Anche scrivere gli articoli, per me, è un esercizio per mantenere, ad un buon livello, il mio italiano.
Perché è importante la diversità linguistica?
Esistono più di 6500 lingue vive nel mondo. Ma meno di 10 sono le più parlate.
Il rischio è che queste vadano ad assorbire le lingue minori che, con il tempo, scompariranno.
Una lingua può sparire anche se le persone che la parlavano rimangono in vita, ma non la trasmettono ai propri discendenti: il language shift è il processo per cui una comunità arriva a sostituire la propria lingua con un’altra. Molti popoli sono stati costretti a farlo. Molte altre lo decidono più o meno volontariamente, ma l'obiettivo è lo stesso: la sopravvivenza.
Ma la lingua è espressione delle propria cultura e, quindi, della propria identità.
Possiamo aggiungere, trasformare, fare spazio, ma ragionare per sottrazione mette in moto un processo doloroso. In termini gestalt, è necessario integrare le proprie parti: ognuna di esse ci dice chi siamo.
Immagina un puzzle: anche il più piccolo pezzo mancante crea un vuoto che indebolisce l'insieme e il puzzle finirà per sgretolarsi.
Riconoscere e valorizzare le identità linguistiche delle diverse comunità significa:
preservare il patrimonio culturale per le generazioni future, a cui verrebbero tolte le radici.
permettere una comunicazione più efficace e autentica, soprattutto in contesti complessi come quelli legati alla scienza, all'arte, alla politica e alla diplomazia.
favorire l'innovazione e stimolare il pensiero critico, poiché le persone possono trarre ispirazione e nuove prospettive dalle diverse forme di espressione linguistica.
contribuire allo sviluppo di un senso di inclusione e di appartenenza, contrastando l'omologazione.
promuovere uno sviluppo sostenibile. Le lingue sono spesso il veicolo principale della conoscenza tradizionale, che è essenziale per la sostenibilità ambientale e sociale. La perdita delle lingue può portare alla perdita di conoscenze cruciali legate alla conservazione ambientale, alla medicina tradizionale, all'agricoltura sostenibile e così via.
Significa, anche, tornare in Italia e capirsi con gli amici e i famigliari, senza "tradursi".
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