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Diario di una expat

Non mi riconosco più


Sono più di 5 anni che vivo all'estero. Come sai sono andata via per tanti motivi, tra cui anche la rabbia: la rabbia per un posto bello bellissimo ma che mi faceva maledire ogni mattina il traffico, il caos, i pagamenti a 180 giorni, la burocrazia, la mancanza di correttezza, la confusione, la mancanza di certezze e di opportunità.


Mi sono trasferita all'estero e il discoro lavorativo si è fatto più complesso, gli ostacoli sono altri ma il risultato è lo stesso: trovare lavoro sembra una chimera.


Eppure.

Eppure quando torno in Italia o entro in contatto con un gruppo di italiani, quei sentimenti di rabbia e rifiuto riemergono, meno violenti, ma mi ricordano perché quella società non mi rappresenta più. Ho chiesto anche alle mie amiche, provenienti da altre culture, e la prospettiva è molto simile, se non la stessa.

Ci sentiamo altro. Non è un giudizio (non ti nascondo che, a volte, c'è anche quello).

Ed è strano perché ho vissuto per quasi tutta la mia vita in Italia e so che certi atteggiamenti li ho avuti anche io.


Ho lavorato alcuni anni per un'azienda: quando sono arrivata, guardavo gli altri impiegati che si lamentavano e pensavo "se non ti va bene, fai qualcosa per cambiare!".

Dopo qualche tempo, ero nella stessa situazione: mi ero adattata ad un certo modo di ragionare e di agire. Quando mi sono licenziata, le dinamiche e i problemi sono tornati ad essere evidenti.

Così mi succede ora: un certo modo di scherzare e le dinamiche di gruppo le vivo da estranea. E tornare alla vita quotidiana è un sollievo.


Mi sento olandese? Assolutamente no. Ecco, questa è una parte della mia identità su cui sto lavorando.


Tu vivi all'estero? Ti capita di sentirti così?


 
 
 

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