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Immagine del redattoreChiara Marturano

Diario di una expat

I rapporti a distanza

Stavo registrando un’intervista per #coachforexpat e, parlando di espatrio e dei legami con famiglia e amici rimasti in Italia, ho chiesto alla mia ospite “come concili le tue due vite?” Lei ha risposto “Sei sempre in ritardo”.


Sei in ritardo per le nascite e i funerali, per le operazioni e i periodi di difficoltà che ognuno di noi ha. Ti dimentichi dei compleanni e l’età dei bimbi che non hai mai conosciuto. Leggevo da qualche parte, che la tua vita e quella delle persone cresciute con te diventano parallele.


C’è chi decide di troncare i rapporti poiché la lontananza fa soffrire troppo, oppure perché pensa che una relazione a distanza sia una perdita di tempo ed energie.

C’è chi, grazie alla propria tenacia e a quella dei propri cari, mantiene i rapporti, pur con tutte queste mancanze. In questo caso le vacanze sono, normalmente, passate in Italia, rimbalzi tra la tua nuova casa e quella vecchia. Un volta atterrat* parte il tour di parenti e amici che, per quanto meraviglioso, ti sfinisce: non solo fisicamente ma, almeno nel mio, caso, anche emotivamente. Mi faccio sempre un sacco di pianti.

Perdi i pezzi: le #relazioni vanno nutrite con la costanza, con la presenza, anche quella fisica. Sono tutte cose che non puoi più garantire.

Ammetto che non amo tornare in #Italia. Ogni volta che torno è come se tutto quello che chiudo in un angolo del mio cuore, una volta atterrata, esplodesse.

Chiunque incontri sul mio cammino, mi pone la stessa domanda: cosa ti manca dell’Italia? Il cibo? Il sole? La bellezza? La pizza? (La pizza la fanno ovunque ma, fuori dai confini italici cambiano gli standard di bontà. Basta vedere un forno a legna e già pensi che sarà la pizza più buona del mondo, salvo renderti conto che non è così quando passi la notte insonne). Mi mancano le mie compagne di viaggio.


Ognuno adotta le proprie strategie di #coping, in questi casi: chi non chiama mai ma quando lo fa è come se aveste parlato il giorno prima. Chi manda messaggi e vocali lunghi chilometri e concentra, in quei pochi minuti di registrazione, tutti gli aggiornamenti e gli ultimi gossip, chi continua a chiederti “ma quanto resti ancora lì?”.

Con il passare degli anni e i #cambiamenti, specialmente quelli personali, i loop quotidiani e il mondo che cambia, la distanza sembra aumentare. L’esperienza stessa di #espatrio ha un grosso impatto sul tuo modo di ragionare e di sentire.


C’è un film spagnolo che si intitola “Gente che viene e gente che va”. La vita da expat è un po’ così. Cioè quando vivi nella stessa città dove sei cresciut* dai per scontato di trovare le stesse persone nello stesso posto, anche dopo anni. Ogni volta che sono a Genova e passo per i vicoli del porto, so che incontrerò quei visi famigliari.


Ieri è tornata una mia amica dal Giappone. Ci siamo scelte 5 anni fa come compagne di questo #viaggio. So che per lei è un capitolo, un giorno si trasferirà nuovamente lontana.

È così quasi per tutti, siamo sempre in movimento. È un’incertezza a cui ti abitui. Si dice che siamo tutti in transito. Da quando vivo all’estero ne ho capito e sentito di più il senso.


E allora che fai? Conosco tante persone che ai legami, al di fuori della propria cerchia familiare, hanno rinunciato e ho osservato più frustrazione e insoddisfazione per la propria vita. Io penso che, invece, anche se per un tempo limitato, valga sempre la pensa di stringere delle relazioni profonde. L’amore hai i suoi rischi ma sarebbe una vita arida senza.


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