Diario di una expat
- Chiara Marturano
- 27 dic 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Il pacco da giù

Ieri abbiamo festeggiato Santo Stefano con alcuni nostri amici. Fortunatamente, ma forse ci siamo scelti anche per questo, la tradizione del buon cibo è comune.
Condividiamo l’approccio al buono e allo stare a tavola parlando di ricette e tradizioni delle nostre cucine. Una cosa stranissima, tra l’altro, è che moltissimi piatti sono identici: la piadina, la pasta lievitata e fritta, alcune salse, alcune preparazioni, i dolci.
A distanza di migliaia di chilometri, certi sapori sono comuni e famigliari.
Il #paccodagiù quest’anno l’ha portato mia madre, direttamente in valigia.
A Novembre avevamo ordinato, tramite un sito specializzato in spedizioni all’estero, pandori e panettoni.
Il pacco da giù è un’esperienza di chi vive lontano dalla città dove è nat* o cresciut*.
Apri lo scatolone e speri di trovarci gli amici e le persone che ami. Allora attraverso quei sapori famigliari, ripensi a quella volta che, a quell’occasione, a quella persona. In un misto di nostalgia e felicità, per le tue papille gustative, ti senti catapultat* in un lì e allora.
Il pacco da giù è una specie di macchina del tempo.
Ieri ho aperto il pandoro e tutta la sua fragranza si è diffusa in salotto. Ho assaporato il primo boccone e la mia amica mi ha chiesto “Senti il sapore di casa, vero?”. Frettolosamente ho risposto “Sì".
In realtà quello che sento, quando mangio qualcosa made in Italy è il sapore di una storia.
Non è tanto la bontà del prodotto in sé. Sono i ricordi che riemergono ad essere più o meno buoni.
A casa nostra mangiavamo il panettone, il pandoro era troppo “grasso” e pesante.
Io odiavo sia i canditi che l’uvetta, scartati quelli mi rimanevano le briciole del panettone. Poi c’era la fastidiosa copertura esterna, con le uvette bruciacchiate che la rendevano amara. Che tristezza!
Ma alle feste c’era anche il pandoro, destinato proprio ai bimbi.
Ah! L’agognato dolce natalizio! Ricoperto di delizioso zucchero a velo che, se non stavi attent* e lo respiravi rischiavi il soffocamento, reso morbido dal burro, semplice da mangiare senza dover eliminare fastidiosi elementi, potevi affondare tutta la faccia nella tua fetta. Ne bastava una sola per avere il calo della palpebra, più o meno immediato, e il sonnellino pomeridiano con il nuovo giocattolo tra le braccia, era una coccola.
Cresci e cambi gusti. Ma i ricordi legati a certi cibi restano indelebili e, a volte, sono carezze.
E tu sei team panettone o pandoro?
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