Diario di una Expat
- Chiara Marturano
- 15 dic 2023
- Tempo di lettura: 3 min
A casa per Natale

Ci sono due momenti l’anno in cui ricevi la stessa domanda: torni a casa?
Il primo per le vacanze estive e poi per le feste natalizie.
Le difficoltà nel tornare sono le più disparate: oltre agli aspetti economici e logistici che rappresentano un limite negli spostamenti, c’è l’aspetto legato alla famiglia e all’ansia nel ritrovarsi e poi, per molti expat “casa” è già dove hanno scelto di vivere.
A “casa” per Natale ha a che fare con le aspettative famigliari e sociali.
Quando torni a “casa” per Natale c’è l’effetto rimpicciolimento, un po’ come quando si fa formazione e si torna con la mente e lo spirito ai banchi di scuola: non sei più tanto adulto, ti rimpicciolisci e magari torni ad avere 8 anni, libero, viziato e felice, oppure adattato e tormentato.
Comunque sia, le domande fatali arriveranno sempre: e il lavoro? E la vita sentimentale? E quella riproduttiva?
Se vivi all’estero, aggiungi: com’è la vita lì? E come fai per mangiare? Ma quanto guadagni? Quanto paghi di affitto? Ma non torni più? E che lingua parli? Come fai con il clima?
La domanda sul ritorno in patria ha motivazioni diverse: il desiderio sincero di stare insieme, la curiosità e ad una mi ha fatto pensare un mio amico, qualche giorno fa: “Guarda Chiara che tanta gente dall’Italia non andrebbe mai via perché ci sta bene!” Sì, lo ammetto, mi porto dietro un po’ di pregiudizi che mi fanno dimenticare un fatto tanto ovvio.
Per chi è rimasto, l'espatrio di chi ha deciso di partire è solo una breve esperienza. Quindi, quando torni?
Dopotutto ogni anno ci sono 44 mila italiani che rimpatriano. Il picco è stato registrato nel 2021, con circa 74,8 mila persone che sono tornate in Italia. La pandemia con l’isolamento forzato, ha amplificato un forte senso di solitudine che, quando si cambia ambiente di vita, è molto comune.
A “casa” per Natale ha a che fare con le proprie radici
L’altra sera mia figlia praticamente dal nulla, ma chissà da quanto si portava dentro questa cosa, ha espresso il desiderio di avere “qualcuno” del parentado italiano, ospite per Natale.
Lei ancora non lo sa, ma stasera arriverà la nonna materna, proprio per le vacanze.
Cinque anni fa, pochi giorni prima di Natale, eravamo su un aereo diretto nei Paesi Bassi.
La motivazione tecnica e logistica era l’inizio del contratto di lavoro, fissato al 2 Gennaio.
La verità è che desideravamo iniziare una nuova vita rompendo con le tradizioni e creandone di nuove.
Gli scatoloni con albero, decorazioni e regali erano già stati messi da parte: non riuscivamo a trovare il tavolo per mangiare ma, nonostante il caos, c’era un’atmosfera di festa.
Il Natale, o le feste in generale, sono diventate uno scambio culturale dove, generalmente, regna il caos, come da tradizione. Nel gruppo di amici, nel corso degli anni, ci siamo “educati” alle reciproche celebrazioni: abbiamo iniziato a festeggiare SinterKlass, l’inizio del calendario cinese, gli auguri per la fine del ramadan, a danzare tra i colori della festa di Holi.
Prendiamo il bello, ciò che ci piace, da ogni cultura. Non abbiamo perso le nostre radici ma se ne sono generate di nuove.
In ogni Natale passato lontano e in ogni nuovo ritorno, ho imparato che le festività sono un ponte tra ciò che eravamo e ciò che stiamo diventando. Mentre ci prepariamo a questo periodo dove ci sono gli amici che tornano a casa e quelli che resteranno qui, porto con me il calore delle connessioni umane e la consapevolezza che "casa" è ovunque il cuore trovi la sua felicità.
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