Vai a vivere all’estero? Buona vacanze!
L’altra sera sono stata ad un evento. Un signore olandese, lamentava il fatto che gli stranieri non sapessero parlare la lingua locale, nemmeno dopo anni di permanenza, forti di poter vivere grazie al fatto che tutti, in questo Paese, sappiano parlare inglese.
E ha continuato dicendo: “se io parto per una vacanza mi preparo, studio prima!”
Io, e la maggior parte degli astanti, siamo saltati sulla sedia! Una vacanza?!
Il mito della vacanza quando si va a vivere all’estero è molto forte. Tutto è nuovo, tutto è da scoprire. Stai vivendo un’avventura.
E questo è vero, soprattutto, quando sei un/una migrante ricco/a: parti con un lavoro, dei soldi in banca, la sicurezza di una casa e di un’assicurazione sulla salute e la conoscenza di una lingua parlata ovunque con cui puoi sopravvivere.
Quando emigri non lo sai. Impari, strada facendo, che con questi requisiti sei in business class.
E questo ti da maggiore sicurezza e la vita all’estero, almeno all’inizio, è un’avventura.
Ma una vacanza, no.
Nel nostro immaginario chi va via, è andato a fare fortuna! Le speranze sono quelle, certo.
La realtà è un po’ diversa. Non conosci nessuno, non parli la lingua, non conosci le regole, non conosci le abitudini. Non sei fuori dalla tua comfort zone. Sei su un altro pianeta!
Lo hai deciso tu, hai pianificato, hai analizzato (noi abbiamo ancora il file Excel con pro e contro, costi di vita, analisi di mercato etc.). Su carta capire una cultura diversa suona esotico. Non lo è. E’ un caos! Hai passato una vita ragionando in un certo modo e adesso devi imparare da zero. Non è detto che tu voglia cambiare il tuo modo di pensare. Ma con la comunità di cui fai parte ti devi confrontare. Se per bere un caffè bisogna prendere l’appuntamento mesi prima, non ti puoi presentare all’ultimo minuto e pensare di essere accolto a braccia aperte. A meno che tu non voglia vivere di frustrazioni.
Devi imparare a capire i segnali. I pochi che arrivano. Sei tu che devi fare lo sforzo. Loro qui già ci vivevano.
Dove amiamo è casa. I nostri piedi possono lasciarla, ma non i nostri cuori, scrive Oliver Wendell Holmes.
Sono d’accordo. Questo vuol dire che, qualsiasi sia il motivo per cui hai lasciato il posto dove vivevi, hai lasciato pezzi di cuore. E la mancanza non si colma con una video chiamata. Un’ospite del podcast mi ha detto “sei sempre in ritardo, qualsiasi cosa succeda”: vivi una vita distante, magari hai anche cambiato fuso. Per quanto un aereo o un treno possano essere veloci, se qualcosa succede non puoi esserci, almeno fisicamente. E pesa. E ti senti in colpa.
Il tizio della conferenza ha ragione quando dice che dobbiamo sforzarci e imparare la lingua.
Devi imparare le regole, come vengono applicate e come tutto funziona. La legge non ammette ignoranza. Purtroppo non conoscere la lingua è un ostacolo in questo perché non hai accesso a tante informazioni.
La lingua è, quindi, importantissima. Avere una conversazione di base può richiedere qualche mese o molti anni.
Il problema è il passo successivo, cioè ragionare in quella lingua, conoscere i modi di dire, i riferimenti culturali di cui la lingua é piena.
Non devi solo parlare devi saper comunicare e sono cose molto diverse.
No, prepararsi a vivere all’estero non è come prepararsi per andare in vacanza.
Comments