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Immagine del redattoreChiara Marturano

Diario di una Expat

A che livello è la tua stanchezza? La stanchezza da expat
expat fatigue

Sono stanca, stanchissima. Me ne accorgo dalla mancanza di creatività, dalla frustrazione, dalla fatica nel sopportare certe situazioni per cui salto per delle sciocchezze. Il mio campanello di allarme, quello più forte, è proprio la mancanza di creatività. Quello che mi muove e muove il mio lavoro sono le idee: potrei fare questo e quello, potrei suggerire questo alla cliente o alla mia collega, le idee per dei video,  per gli articoli, per il mio amato podcast. In questi ingranaggi arrugginiti ho la mia bici che fa ripartire il motore, la mia pratica di mindfulness quotidiana. A meno che non piova o ci sia la grandine, come ieri sera, per cui occhi e testa sono sulla strada onde evitare capitomboli (oltre ad essere troppo occupata con improperi contro il cielo olandese!).

 

Quante cose ti stancano tutti i giorni? Una miriade di stimoli provenienti da ogni parte: i loop, le agende da organizzare, gli impegni scuola/lavoro/casa, la famiglia, la fatica anche nelle continue interruzioni “Ehi, hai fatto questo?” “Maaaaammma, mi pulisci??!!” “Che c’è per cena?” “Signora l’assicurazione” “hallo, mag ik vragen??” Poi ci sono le liste infinite di cose da fare, il corso a cui iscriversi e, tra poco, arriveranno i buoni propositi del nuovo anno. Aiuto!!

E quando vivi all’estero?

Succedono le stesse cose. E ne succedono anche altre che finisci per dare per scontate perché fanno parte della tua vita, ma ti drenano un sacco di energia.


Primo passo esserne ben cosciente! Io ho individuato 3 fattori. Tu ne hai altri da aggiungere alla lista?


  1. Il fattore linguistico. Ci sono giorni in cui parli solo la tua lingua, e poco altro. Altri in cui partecipi a eventi, meeting, lavoro etc e ti ritrovi in una bolla linguistica per tutto il giorno che sia in inglese o nella lingua locale. Altri giorni ne parli (o ci provi) tre o più. Sei una persona adulta, la plasticità del tuo cervello non è la stessa di un bambini. Quindi, sì. Anche questo ti stanca moltissimo.

  2. La vita sociale. Almeno i primi due anni di vita all’estero, il tuo obiettivo (che consiglio come azione da intraprendere ancora prima dell’espatrio!) è di ricostruire una vita sociale. Eventi, caffè, corsi, scuola dei figli, nuovi colleghi, l’amica al parco e così via. Se sei una persona introversa, le energie ti scivolano via velocemente. Se sei una persona estroversa, arriverai a provare comunque fatica. O almeno inizierai a dimenticare qualche nome.

  3. La competenza culturale. Eh già, perché non solo parli in una lingua che maneggi con meno sicurezza rispetto a quella madre e devi adattare la tua comunicazione al tuo interlocutore a seconda del carattere e della personalità, devi anche tenere conto della sua identità culturale. Tutto questo nel rispetto di te e della tua identità.

    È un compito complesso. Con le amicizie più strette, ti permetti di dire e chiedere quasi tutto (te ne avevo parlato qui). Ma nel quotidiano ti capita di incontrare un sacco di gente proveniente da ovunque nel mondo. Poco tempo fa mi trovavo ad un evento: radunate attorno ad un tavolo c’erano 4 persone provenienti da un paese asiatico e una persona olandese. Le 4 amiche si lamentavano del cibo, del tempo etc. Lo facciamo tutti. Ovviamente la signora si è sentita punta nel vivo e ha chiesto come mai avessero scelto proprio i Paesi Bassi se li trovavano così orrendi. Gelo. E se te lo stai chiedendo, no, non è stata così cortese. Ho rielaborato in modo cortese le sue parole. Se allo stesso tavolo ci fossero stati 5 persone olandesi, anche loro si sarebbero lamentate di tutto, ma è diverso. Capita ovunque e a chiunque. Io non sono genovese, ma se criticano Genova vado sulla difensiva.


Aggiungo un pezzetto di consapevolezza nel mio percorso. E mi dico brava, ben fatto. Anche tu lo sei!

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