Diario di una expat
- Chiara Marturano
- 29 ott 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Dutch Design week
Non puoi dirti del posto se non partecipi ad un evento cittadino in maniera attiva.
Questa è la conclusione a cui sono arrivata, dopo sei anni di espatrio. Essere parte attiva della comunità, creare un evento o farne parte a qualsiasi livello, è un passaggio importante per sentirti parte della società in cui hai scelto di vivere.
Ed è una cosa che, non sempre, il lavoro ti permette di fare e sentire. L’esperienza di espatrio per chi lavora e chi non lavora è molto diversa, su tanti livelli. È come se vivessi in bolle diverse. Quando espatri con un contratto in mano, entri nella bolla aziendale dove, nella maggior parte dei casi, parli inglese e non la lingua locale (certo nei paesi anglofoni hai un vantaggio ma l’inglese “internazionale” non è lo slang locale, né va alla stessa velocità quando viene parlato), i tuoi colleghi provengono da culture e paesi diversi e, quindi, il contatto con usi e costumi locali rischia di essere molto vago e saltuario.
Se non lavori, sei il partner di chi ha trovato il lavoro (l’expat spouse), vivi in un’altra bolla, all’interno della tua comunità e di quella degli internazionali. Ma i contatti con i locali sono più frequenti e inizi a imparare la lingua, quantomeno arrivi a capirla, quasi sempre.
Il passo successivo, almeno per me, è stato quello di essere attivamente impegnata in iniziative intorno a me: quelle della scuola di mia figlia, quelle di quartiere e, più recentemente, quelle legate ad eventi cittadini e di lavoro.
Amo i Paesi Bassi e Eindhoven. Sono un pezzo di casa e mi hanno salvato la pelle. Letteralmente. Vederla “trasfigurata” durante la Dutch Design Week è stato esaltante.
La Dutch Design Week è una delle settimane più vivici per questa città. Grazie a Sandra Placentino ho avuto l’occasione di poter parlare, in questa cornice colorata e futuristica, di lavoro sostenibile, cioè un lavoro che rispecchi i nostri valori e le nostre priorità. Bellissima esperienza: il calore della cucina di Sandra ha accolto me e gli ospiti e ci ha permesso di lavorare in uno spazio intimo. Non è scontato quando si parla di lavoro.
Ho sentito di aver dato il mio contributo a questo evento importante e internazionale e mi sono sentita più local che expat. Ed è un aspetto importante perché ti motiva a fare per il territorio e, personalmente, mi spinge ad approfondire ancora di più lingua e connessioni con chi vive qui da sempre.
E per loro è una sorta di conferma: una delle domande più ricorrenti quando vivi all’estero, da parte dei locali, è “ma quanto ti fermi?”. Ecco, vedere una persona attiva nel portare miglioramento per il tessuto sociale, rassicura l’interlocutore. “Le mie intenzioni sono serie!”. E il tipo di rapporto cambia.
Provare per credere.
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