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Compassione verso se stess*


"Se parlassi ai miei amici come parlo a me stesso, non avrei piú nessuno accanto. Cosí ho iniziato a stare attento a come parlo a me stesso ad alta voce o nella mia testa. Nella tua testa la conversazione è molto piú difficile, invece puoi avere un miglior controllo delle parole che vengono fuori dalla tua bocca. Quindi parla a te stesso ad alta voce e fa in modo che le parole siano amorevoli e di supporto, nutrienti, cerca di essere il tuo migliore amico." Wentworth Miller, attore di Prison Break in un´intervista all´Universitá di Oxford.

Parlarti con sentimenti di comprensione, amore, cura, avere la capacità di perdonarti e di dirti che "vai bene così come sei", sono alla base dell'autocompassione.

Generalmente sono molto empatica e comprensiva. Con gli altri. Quando si tratta di me stessa, qualsiasi risultato al di sotto delle mie aspettative è una conferma ad un'immagine di me stessa, spesso negativa.

Tanti anni fa, un insegnante mi disse che l'autostima (ho parlato di autostima in questa puntata di #coachforbreakfast) è una competenza e, come tutte le competenze, si impara. Fu illuminante. Potevo lavorare per poter accrescere la mia autostima. Per farlo, però, dovevo iniziare a prendermi cura della mia bambina interiore.

Ero un adulta e potevo imparare a prendermi cura di tutte le mie parti, anche quelle fragili, quelle più fastidiose, quelle antipatiche, quelle celate agli altri.

Per cambiare ciò che pensi di te stess* devi iniziare a perdonarti, a darti il permesso di essere imperfett* e che a volte le cose vanno bene mentre altre volte potrebbero portare ad un completo disastro e questo non toglie nulla al tuo valore. Sei sempre tu.

I vantaggi dell'autocompassione

Ho provato ad immaginare un approccio logico nello stilare i motivi per cui dovremmo essere compassionevoli verso noi stessi.

I messaggi di self love arrivano un po' dappertutto e, per quanto li senta giusti e mi ritrovi a pensare "da domani mi accetto per quello che sono", il giorno dopo scivolo di nuovo in certe dinamiche e alleno poco questa abilità.

Ho pensato, allora, a cosa potesse essere efficace nel convincermi e ho fatto riferimento al pensiero critico.

Io ho trovato 4 motivi:

  1. il discomfort è un'occasione di crescita. Ci sono delle situazioni che ti mettono a disagio: eventi sociali, un nuovo ambiente lavorativo, scrivere un articolo per il tuo blog o un post per la tua pagina. Stare in quel disagio è un'occasione di crescita. Mostrati compassionevole verso te stess* significa darti il permesso di stare in quel disagio e sapere che, qualunque cosa accada, vai bene lo stesso.

  2. l'autocompassione è un risparmio: hai mai pensato a quanto tempo ed energie perdi quando inizi a pensare a quell'errore, a tutti i pensieri negativi e gli scenari catastrofici che immagini perché pensi di non essere stat* all'altezza?

  3. il contatto con la realtà: in questo turbinio di pensieri tutto diventa brutto, la serata di socializzazione, ad esempio, è stata un completo disastro! Se, invece, provassi a guardare la scena nel suo insieme, vedresti che ti sei mess* in gioco e hai, poi, avuto un paio di occasioni in cui hai potuto parlare e scambiare idee, magari anche qualche contatto social.

  4. l'autocompassione significa accettare la propria vulnerabilità: in essa hanno sede la creatività, la capacità di entrare in empatia, la spinta a migliorarsi, il coraggio, l'autenticità.



"La vera autostima è quella che proviamo per noi stessi quando qualcosa va storto". Nathaniel Branden

 
 
 

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